La tecnica A.S.A. - Arthroscopic Subscapularis Augmentation - è una procedura chirurgica innovativa, che permette di intervenire nei casi di lussazione della spalla cioè di fuoriuscita della testa dell’omero (l’osso del braccio) dalla cavità glenoidea della scapola. Ce ne parla il suo ideatore, il Prof. Marco Maiotti, Primario dell' U.O.C. di Medicina e Traumatologia dello Sport presso l'Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata di Roma.

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Quando la testa omerale esce dalla sua sede naturale, quasi sempre lacera delle strutture legamentose e capsulari che avvolgono i capi articolari e in alcuni casi, si verificano anche delle lesioni ai segmenti ossei. Se queste lesioni non vengono riparate chirurgicamente, è molto probabile che si vada incontro a delle lussazioni ripetute, cosiddette lussazioni recidivanti, determinate non più da una caduta o da un evento traumatico acuto, ma dai semplici movimenti quotidiani, ad esempio mentre si praticano attività sportive o addirittura durante il sonno. In questi casi le strutture capsulo-legamentose possono risultare così danneggiate da non poter ricorrere al semplice intervento di stabilizzazione.

In alcune condizioni particolari, come in presenza di tessuti capsulo-legamentosi irreparabili o in pazienti iper-lassi che hanno già di per sé una mobilità articolare maggiore rispetto al normale o anche in pazienti che praticano sport di contatto come rugby e judo, in cui le potenzialità di una recidiva aumentano notevolmente, il semplice intervento di riparazione del tessuto staccato non è sufficiente e bisogna ricorrere all’ausilio di un tessuto di supporto, una parte del tendine sottoscapolare, da usare come una sorta di “toppa”.

Con la tecnica A.S.A. si esegue la riparazione che viene ulteriormente rinforzata mediante l’utilizzo del tendine del sottoscapolare che si trova nella parte anteriore della spalla e viene fissato a supporto della riparazione del tessuto capsulare.

L’intervento viene eseguito in artroscopia, cioè senza aprire l’articolazione ma eseguendo solo delle piccole incisioni cutanee, ed in anestesia locale, addormentando solo il braccio e la spalla da operare e mediante una procedura eco-guidata.

L’intervento di A.S.A. (mininvasivo e indicato nel trattare pazienti molto giovani, anche dai 15 anni in su) è una tecnica innovativa e si distingue perché consente di dare la giusta stabilità alla spalla, senza comprometterne la mobilità articolare e senza dover eseguire interventi più complessi e a cielo aperto. Questi ultimi (ad esempio, l’intervento di Latarjet), seppur efficaci per il ripristino della stabilità, prevedono l’utilizzo di viti o placche di metallo che se mal posizionati, possono determinare gravi complicazioni. Si tratta di interventi chirurgici utilizzati da lungo tempo, ma che al giorno d’oggi hanno delle indicazioni molto limitate.

Negli anni, sulla tecnica ASA ci sono stati  pubblicati diversi lavori scientifici.

In particolare, si segnalano:

– Arthroscopic Bankart repair associated with subscapularis augmentation (ASA) versus open Latarjet to treat recurrent anterior shoulder instability with moderate glenoid bone loss: clinical comparison of two series (Musculoskelet Surgery, dicembre 2016)

– Arthroscopic Subscapularis Augmentation of Bankart Repair in Chronic Anterior Shoulder Instability With Bone Loss Less Than 25% and Capsular Deficiency: Clinical Multicenter Study (Arthroscopy: The Journal of Arthroscopic and Related Surgery, settembre 2016).

– The effect of the arthroscopic augmentation of the subscapularis tendon on shoulder instability and range of motion: A biomechanical study (Clinical Biomechanics, agosto 2016) 

– Arthroscopic Bankart repair and subscapularis augmentation: an alternative technique treating anterior shoulder instability with bone loss (Journal of Shoulder and Elbow Surgery, novembre 2015).

– Arthroscopic Augmentation With Subscapularis Tendon in Anterior Shoulder Instability With Capsulolabral Deficiency (Arthroscopy Techniques, aprile 2013).

Dal 2010 ad oggi, con la tecnica ASA, sono stati operati oltre 400 pazienti da più chirurghi in Italia e all’estero. La maggior parte delle persone riferiva di svolgere le seguenti attività sportive di contatto: rugby, judo, calcio, sci, pallacanestro, ecc.

Non sono state riscontrate complicazioni chirurgiche a breve e lungo termine.

È stato osservato un buon recupero articolare senza significative limitazioni della rotazione esterna della spalla e con una percentuale di artropatie a medio termine paragonabili agli altri interventi di stabilizzazione. In conclusione, questo nuovo intervento è risultato molto utile nel colmare questa zona grigia quando il tradizionale intervento di riparazione artroscopica espone ad un elevata percentuale di recidive e dove l’intervento di Latarjet è sovra indicato.

La percentuale complessiva di recidive si attesta intorno al 3%, avvenute comunque dopo un evento traumatico ad alta energia.

La ripresa della guida è stata possibile dopo una settimana dalla rimozione del tutore, quindi a circa cinque settimane dall’intervento.

La ripresa dell’attività sportiva a livello agonistico è stata possibile a quattro mesi dall’intervento, anche se una buona stabilità ed un buon recupero funzionale era stato già raggiunto a 3 mesi dall’intervento.